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liliCartMan's avatar

Senza titolo 1 parte 2

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Oh, andiamo, Ceci, scherza che ti passa!
In un secondo sarà tua la firma,
in un secondo l’altra…
e poi così via, tutte.
Adesso non star tesa!
Finisce questo giorno:
è un passo avanti, e tu
non sei contenta almeno
delle nozioni or rispolverate?
E degli aggiornamenti
che i superiori tuoi
e più medici ancor han presentato?
Che la memoria, e insieme
il tuo quaderno tengano gli appunti
di oggi. Lascia che
si perda dalla nuca questo brivido
e dalle sopracciglia la tensione
del muscolo si scarichi.
Che cosa meglio adesso
che l’occasione si presenta a te
di stare insieme ad altri
che fuori dal reparto,
senza camice addosso
o tuta, mai tu vedi?
Dal tuo cervello non scacciare ancora
però accantona solo
degli attestati questo promemoria,
soltanto per due ore.
Dei superiori tuoi
la firma aspetta quando farà giorno
ed un minuto avranno sul lavoro
da concedere a te; e dei convegni
il titolo puoi mettere
da sola sul libretto in un istante,
prima di coricarti e salutare
il mondo e chiuder gli occhi
e cedere alle braccia di Morfeo,
oppure appena alzata,
il giorno dopo, sempre nella camera,
prima di prepararti al nuovo giorno.
Che cosa meglio ora
per te che sempre in camera
tua ti rintani, dal reparto uscita,
che sciogliere le gambe
a fare a piedi qualche metro insieme
ad i colleghi: dopo tante ore
passate a star seduta
quasi da soli i muscoli si attivano
e pare il camminare,
anche per molti metri,
in strada e per la piazza, non fatica,
affatto, bensì grande
rilassamento e gran piacere che
ogni tensione scioglie.
A casa vado… no, ecco un invito
di uno specializzando
che a me pare allettante:
perché rincasar ora?
Metà del personale, a quel convegno
mi ha accompagnata, e allora
or che da poco il sole è tramontato,
perché dividersi ora?
È giovane la sera, e siamo insieme.
Perché non condividere un bicchiere?
Con che piacere accetto!
Che cosa meglio ora
di quattro chiacchiere ad un piccol tavolo
sotto le lampadine
che bianche e rosso acceso
l’allegra tavolata ti presentano?
Che cosa meglio ora
di dire “basta medicina oggi”
insieme ai tuoi colleghi?
È sera, divertiamoci:
che cosa più inebriante
del buio e delle lampade,
più il rosso allegro e fresco
e l’agrodolce di un copacabana?
Il nome del qual, poi,
quasi un allegro ritmo sembra, che
si cela nel soffuso rosso intorno
come a segnare ritmo,
di ballo, che accompagni
or chiacchiere e parole,
che danno a me un sorriso;
ed accompagna me, che il suo bicchiere
con mano stretta tengo,
dal fresco e dal piacer contratti i muscoli
per una sera di “mondanità”
gradita ed inaspettata.
Quasi un ritmo vivace
che nel soffuso rosso delle lampade
veloce scatta, eppure
la languida atmosfera che io sento
suo ritmo non intacca,
e il tempo sembra dilatarsi, come
se io, persa nel bar
e nella comitiva e nelle chiacchiere
più non sentissi il tempo che ora passa.
Che amabile piacere:
il tempo si dilata, e sento ora
che per le firme tempo c’è; ed ora
l’azzurro del libretto
e del sereno cielo
di oggi e del mare che ci salutava
davanti a quell’albergo in cui il convegno
aveva luogo, vadano a dormire
col sole; e che la sera
nel nero suo, a noi medici
ora ritagli spiazzo di festoso
rosso e rosato, ed altri colori
che dai bicchieri nostri
accendano le chiacchiere ed il riso
dicendo “non è sol medicina
la vostra vita: ora rilassatevi”.
Ed il bicchiere di copacabana
fra il dolceamaro, ed il rosso-rosa
e il nome suo dal vivace scatto
mi tiene compagnia.
Lo tengo come fosse un flauto dritto
che or stia io suonando
per stare in pace, ed ascoltare insieme,
gli amici ed i colleghi,
curva, come se stessi
facendo forza per suonare e
allietar l’atmosfera
fra un sorso di bevanda e una parola.
Or una buffa tibicen mi paio
che il rosso e il rosa mostra
quasi color di festa ricreando,
e ad un simposio beve
e insieme suona muta,
più per sé stessa, e la conversazione
gustando a tratti. E tanto
alla pace dei sensi ora mi basta.

Parte 1: lilicartman.deviantart.com/art…

Preoccupazione, per un obiettivo da raggiungere, ma che si può raggiungere a passi facili successivi: basta un attimo a ottenere la firma e il giudizio del professore quanto al mio lavoro, basta un attimo a trascrivere il nome del convegno sul libretto da mostrare alla commissione di professori...
... e ora è il momento del rilassamento: dall'azzurro luminoso al rosso caldo, dal mare e dall'albergo al lungomare di Posillipo, alla sera e alle lampade dell'aperitivo. Questo paragone mi è venuto solo per ultimo; invece il paragone fra flauto (lo strumento che suono io) e il bicchiere di bibita mi è venuto in mente quando la mia collega mi ha fatto una fotografia mentre bevevo: non mi aspettavo di essere in quella posizione curva, ma questo mi ha dato l'idea del paragone. Pensare che due giorni dopo, il 22 novembre, tanto per rimanere in tema, era il giorno della santa mia omonima, patrona della musica :giggle: :giggle:
Tibicen in latino è il suonatore di flauto, ed un tempo i flauti erano costruiti con ossa di animali, come le tibie (:roll: sembra un riferimento inconscio al fatto che sono un medico che seziona ed esamina al microscopio ossa, pelle, muscoli....). Nell'antica Grecia e a Roma i flauti dritti venivano suonati anche festività, gare e banchetti, e il rosso è un colore che spesso dà un'idea di festoso e gaio. Nel caso del bar moderno, e vista la musica che suonava nel locale, forse il paragone calza meglio con il rosa salmone del maglione, come se fosse il rosa di un cocktail o di un aperitivo, e con uno strumentista di musica jazz  :D :D :D
La risoluzione delle varie fotografie è diversa, perché le più nitide sono state fatte o da me ai miei colleghi, o viceversa, mentre i selfie con il mio telefonino vengono sfuocati. Questa differenza mi piaceva comunque: mi dava l'idea dell'atmosfera inebriante del bar e di una focalizzazione diversa del mio pensiero, chora a tratti rivolgevo ai miei colleghi che avevo davanti, e atratti a me.
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